L'albero degli zoccoli, un affresco delicato dell'Italia contadina, le nostre radici. Poesia che si fa immagine.
La leggenda del santo bevitore, onirica vicenda di un clochard probo, spinto dal rimorso e sospeso tra cielo e terra. E ancora il tema della religione tanto caro a Olmi, ma di una religiosità tutta personale con Il villaggio di cartone, una ferma condanna alle leggi ingiuste sull'immigrazione e su come perseguire la cultura dell'accoglienza. Un film, un tema che va oltre l'aspetto strettamente religioso, ma permeato di quella pietas latina che tanto piace anche a chi non è credente, e che farà dire al parroco senza più una chiesa che - Per fare del bene, non serve la fede. Il bene è più forte della fede -. Una chiesa ormai denudata, privata dei simboli, per becero preconcetto e per leggi a volte cieche, che si trasforma in un luogo d’accoglienza, dove di consuma il dramma dell’emarginazione. Il bene si può fare ovunque, è necessario aprirci al prossimo: "Se non apriamo le nostre case, compresa la casa più intima, che è il nostro animo, siamo solo uomini di cartone" (Ermanno Olmi)
Il mestiere delle armi, per ripudiare la guerra e tutto ciò che infligge all'uomo/soldato la sofferenza del freddo, della fame e del peso stesso delle armi. E l’ultima pellicola, Torneranno i prati, uno spaccato straziante della prima guerra mondiale sull’Altopiano di Asiago, quale l’affettuoso omaggio che il figlio fa al padre, nel ricordo della narrazione che quest’ultimo fa all’allora giovane regista. Quella montagna mistica e simbolo di pace, ma che in quel frangente diviene un luogo di morte. E proprio l’Altopiano di Asiago, diverrà per luogo d’elezione, il posto dell’anima di Ermanno Olmi. Una riconversione catartica, che gli farà superare la visione di quella terra un tempo luttuosa, rendendolo libero e sereno.
E poi, Il tempo si è fermato, I fidanzati, Camminacammina, Cantando dietro paraventi, I cento chiodi, e altri ancora. Un cinema visionario, una narrazione antropologica e poetica, intimistico e nello stesso tempo di condivisione, che ci riconcilia con il vivere quotidiano, e che ci fa ri-trovare quella serenità d’animo, sovente messa a dura prova dagli eventi, attraverso la comprensione e la generosità nei confronti di chi è più sfortunato.
Per tutto questo interesse su l'uomo e la sua dignità, ringrazio il maestro per la sua opera e la sua innata gentilezza, divenuta manifesto culturale.
Fotogramma del film - L'albero degli zoccoli - 1978 - Palma d'Oro al 31° Festival di Cannes