L'8 aprile del 1973 i giornali e le radio di tutto il mondo annunciarono la notizia della morte di Pablo Picasso.
Arrogante, egocentrico, geniale, il pittore spagnolo (nato a Malaga il 25 ottobre del 1881) visse una vita piena di colpi di testa, infedeltà, contraddizioni. Mai così calzante, come nel caso di Picasso, il binomio genio-sregolatezza. Disquisire sulla vita e sulla sua opera è pressoché impossibile, tante sono state le autorevoli critiche succedutesi nel tempo. Vorrebbe dire reiterare ciò che è stato detto da altri e cadere, così, nel campo delle mere banalità. Ricorre però, proprio quest'anno, il quarantennale della sua morte, e come non cercare di articolare brevemente e senza retorica, un discorso su colui che ha meglio saputo interpretare l'immenso panorama della storia dell'arte del '900?
Il messaggio che egli ha saputo, ma soprattutto, voluto diffondere con le sue opere, al di là del suo stravagante modus vivendi, è la sua lezione di magnanimità nei confronti della società, e proprio attraverso quel suo atteggiamento 'sregolato' egli riesce ad elaborare, vivendo con veememnza e con grande pathos l'evolversi dei tempi, a cominciare dal primo conlfitto quello del '15-'18 sino alla seconda guerra mondiale, e a fare suoi tutti gli orrori e le ingiustizie dell'umanità intera, attraverso il potente strumento della pittura. Morte, distruzione, sorpusi, sono i temi ricorrenti della sua opera, quella sociale.
Il giovane Picasso, poco più che adolescente, mostrò sin da subito una spiccata predisposizione per la pittura, esordendo con opere di stampo realistco (il Realismo spagnolo, 1897-1901), che non abbandonerà mai. Il suo carattere ribelle e trasgressivo, lo portò ad aderire e ad essere uno dei protagonisti più fervidi, a Parigi, dei vari movimenti artistici d'avanguardia più radicali.
Una summa di malinconia, solitudine e sofferenza, il cosiddetto Periodo blu, emana, tuttavia, e rimanda ad una visione più fiduciosa, proiettata nell'ignoto e a un più speranzoso futuro, al Periodo rosa. Sono questi i due pregnanti momenti di vita dell'artista-uomo. Segnato dalle traversie degli eventi, come la morte del suo amico fraterno Carlos Casagemas, suicidatosi per un amore non corrisposto, Pablo Picasso manifesta tutta la sua angoscia attraverso le nuance del blu - Ho cominciato a dipingere in blu, pensando a Casagemas -. Il colore blu, ha per Picasso la capacità di infondere inquietudine, malinconia, alle persone e alle cose. I suoi quadri a quel tempo erano gremiti di reietti, malati, poveri, un vissuto del teatro quotidiano della vita. Eloquenti nella memoria collettiva sono i dipinti "Mendicante con cane", "Vecchio mendicante con un ragazzo" (1903), "La vita" (1903), "Autoritratto con cappotto in blu" (1901), Vecchio chitarrista (1903), laddove le sfumature del blu disegano l'atroce stato d'animo segnato dal destino del dramma esistenziale e dell'emarginazione. Con "La famiglia dei saltimbanchi" (1905), "Madre e figlio" (1905), l'angoscia del blu cede il passo alla serenità del rosa, alla tenerezza del nucleo familiare, anche se non è mai esplicitata la gioia.
Paul Eluard, suo grande amico, ha detto di lui: "Tra gli uomini che hanno dato miglior prova della propria esistenza e che non faranno mai dire si sè: - E' trascorso sulla terra senza pensare di non essere destinato a restare - Pablo Picasso è tra i più grandi. Dopo aver soggiogato il mondo ha avuto il coraggio di rivolgerlo contro se stesso, sicuro com'era di non vincere, ma di essere alla sua altezza...".
"Chi l'ha conosciuto, ne ricorda le improvvise truculenze, che trascendono l'esperimento. L'insistenza nel perseguire la bellezza ha guidato le sue strade, facendolo moralmente latino, ritmicamente arabo" (G. Apollinaire "Les jeunes: Picasso peintre" La Plume, Parigi, 15 maggio 1921). Guillaume Apollinaire, amico dell'artista spagnolo, nonché suo fine intenditore, ha tracciato questo esclusivo profilo di intima e profonda stima, discernendo in lui una perenne predilezione per il gusto classico, la continua ricerca del bello che Picasso stesso aveva affinato attraverso un viaggio a Roma (1917) tra le bellezze dell'arte romana, greco-romana e rinascimentale. "La lettura della lettera" che ritrae due amici intenti a leggere una missiva, in in maestoso stile neoclassico (Periodo Neoclassico, 1917) , quasi sicuramente è una allusione-allegoria alla profonda amicizia tra i due artisti.
Pablo Picasso di natura umorale, che ha vissuto aggredendo la vita e a sua volta aggredito da essa, ha contato una pletora di fallimenti sentimentali, dovuti soprattutto alle sue reiterate intemperanze. Ciò nonostante egli ha continuato ad amare le madri dei suoi figli, l'Arlecchino e il Pierrot delle sue splendide iconografie. La grande sensibilità lo indusse a dichiarare, attraverso le sue opere, luttuosa la sua pittura dell'epoca belligerante e fratricida della guerra di Spagna, una pagina o per meglio dire una tela nera nella storia della terra della 'tauromachia' e delle grandi tradizioni. Talmente grandi furono lo sconcerto e l'abominio che persino l'arte pittorica venne trasfigurata a meri tratti essenziali ma apodittici: le deformità della guerra che tutto rende mostruoso, come l'agghiacciante scenario iconografico di "Guernica" (1937) che lo stesso Picasso decise di dipingere annullando totalmente i colori, e dove il nero il grigio il bianco divengono complici protagonisti della drammatica atmosfera di dolore e di morte. L'armonia e i colori non possono convivere con guerra e distruzione. - Non l'ho fatto io, l'avete fatta voi - , fu la risposta di Pablo Picasso alle domande dei critici tedeschi, nel periodo dell'invasione nazista in Francia. Con Guernica, tragica iconografia della morte, raffigurante lo storico eccidio del 1937 del popolo basco da parte dei tedeschi su ordine di Franco, e capolavoro assoluto nonché tributo universale alla democrazia e simbolo della libertà, contro il totalitarismo spagnolo e contro tutti i regimi dittatoriali, Picasso ha contribuito assieme ad altre sue opere, a molte manifestazioni d'impegno politico e sociale contro i conflitti e il recrudescente fenomeno degli armamenti nucleari. Nacque così, nel '49, la celebre colomba, divenuta manifesto mondiale per la pace, segno che l'arte è monito contro le aberrazioni e messaggio morale e intellettuale al servizio dell'umanità, e Picasso in questo è stato veramente prodigo.
Articolo pubblicato su www.culturadesso.it