Il gruppo scultoreo, ispirato al libro delle Metamorfosi di Ovidio, rappresenta il dio Apollo che rincorre con passione sfrenata la bella Dafne, essendosene follemente innamorato, per punizione di Cupido. Ma la ninfa, che aveva a sua volta consacrato la sua vita ad Artemide, la dea della caccia, terrorizzata dal giovane dio, chiede a suo padre Penéo di proteggerla, e così per mezzo di un sortilegio paterno, quello che la vede trasformata in un albero, la giovane si tramuta in un lauro, pianta che proprio in seguito a ciò diverrà sacra per il dio Apollo.
L’immagine iconografica è molto forte e suggestiva, a tratti inquietante, nell’atto della metamorfosi, come una sequenza di scatti che fotografano il tramutarsi da creatura umana a creatura vegetale: le mani di lei che assumono la forma di rami e foglie, i capelli e le gambe in tronco e i piedi in radici. Il tutto reso scenografico dalla spettacolarizzazione della forza propulsiva del movimento nella sublime trasposizione dall’opera letteraria in opera scultorea e iconografica come nel pieno concetto dei principi base dell’estetica Barocca, e dalla naturalezza dello stile dell’arte ellenistica.